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giovedì 13 novembre 2025

Jimi Hendrix - La crisalide del rock

Jimi Hendrix - La crisalide del rock

Una vita vissuta dall'alba al tramonto. Dai trionfi di Monterey e di Woodstock alla solitudine degli ultimi giorni. Jimi Hendrix moriva nel 1970. E insieme a lui svanivano i sogni dell'età dell'Acquario. Ma da allora in poi, l'approccio alla chitarra elettrica non sarebbe stato più lo stesso...

di Claudio Fabretti, Paolo Avico, Lorenzo Fattori

Jimi Hendrix, ovvero la chitarra che fece la storia del rock. Il musicista di Seattle ha completamente e irreversibilmente mutato l'approccio alla chitarra elettrica, per molto tempo lo strumento principe e incontrastato del rock (almeno fino all'avvento del sintetizzatore) e, comunque, quello che più di tutti, fin dagli inizi, ha dato a questo genere quel marchio adrenalinico e un po' selvaggio, quel quid che lo caratterizza da ogni altra espressione musicale. Più del piano di Jerry Lee Lewis o di Richard Pennyman, alias Little Richard (con cui Jimi Hendrix ha suonato come sessionman per un breve periodo, tra l'altro), più dell'icona fantasma di Elvis Presley. Chuck Berry docet. Ve lo immaginate un rock senza chitarra? Sì, certo, il kraut-rock (non sempre), gli Elp, i Nice, i Cop Shoot Cop… ma sono tutte evoluzioni di un genere musicale nato e cresciuto con la chitarra a far da padrona, sono delle "eccezioni" che confermano la regola.

Con il suo strumento, Hendrix ha compiuto una rivoluzione copernicana accostabile, forse, solo alle innovazioni apportate al modo di suonare la sei corde da Charlie Christian, Django Reinhardt, Chuck Berry e, al limite, Robert Johnson. Con Hendrix, il feedback diventa un'arte, non più un fastidioso difetto (forse ne sanno qualcosa Sonic Youth & C.), la distorsione, spinta ai massimi limiti, è potenza e delicatezza al contempo (il suono "duro" che oggi è infiltrato quasi ovunque, soprattutto fra certi gruppi della scena indie, nasce qui), le linee melodiche e armoniche della chitarra elettrica si intrecciano e si fondono con naturalezza e perfezione come mai in precedenza. La valenza catartica dell'atto musicale assume con il chitarrista di Seattle un nuovo e prorompente significato.

Hendrix è un ciclone che attraversa la scena del rock, proprio perché il rock è il genere musicale dove più che in ogni altro contano il suono e l'immagine, la forma, quindi, oltre che i contenuti, come si evidenzierà sempre di più col passare degli anni e con l'avvento dell'elettronica e l'evoluzione dell'iconografia rock.

Hendrix è allo stesso tempo un eccellente chitarrista ritmico e un grande solista - precursore di tanti "guitar hero" della storia del rock - ma quest'ultimo, paradossalmente, è il lato più sterile (anche se il più vistoso) della sua arte. O, meglio: i suoi proseliti hanno male interpretato il messaggio lasciato da Jimi Hendrix, portando al limite dell'attività circense il modo di suonare la chitarra elettrica e tralasciando quasi del tutto la sostanza della sua musica, che va ben oltre l'eseguire assoli in quantità.

La sua vita si concluse tragicamente. Era il 18 settembre 1970: Hendrix fu trovato riverso sul letto di una stanza del Samarkand Hotel di Londra, stroncato da una dose eccessiva di barbiturici. Da allora è stato un susseguirsi di omaggi alla sua memoria, ma anche di insinuazioni sulla sua morte, considerata "misteriosa" come un po' tutte quelle delle rockstar. Intorno al patrimonio di Hendrix si è scatenato un vespaio di beghe legali e di operazioni speculatrici. Come in vita, anche dopo la morte il grande chitarrista nero è stato manipolato da impresari senza scrupoli. Hendrix, infatti, fu uno degli artisti più spremuti dall'industria discografica, che continuò a pubblicare a getto continua ogni sua sorta di esecuzione. Come ad esempio l'imponente The Jimi Hendrix Experience, un box di hit e inediti assemblato dalla Hendrix Foundation (di fatto il padre di Jimi, Al).

Ma al di là del valore dei suoi dischi, il musicista americano segnò la storia del rock inventando un nuovo stile di suonare la chitarra, uno stile vulcanico, che ruppe con la tradizione e aprì nuove frontiere alla sperimentazione sugli strumenti musicali in genere.

Nato il 27 novembre 1942 a Seattle, da un incrocio fra indiani, neri e bianchi, James Marshall Hendrix comincia a suonare la chitarra a undici anni, poco dopo la morte della madre. A 16 abbandona gli studi e comincia a sbarcare il lunario suonando con complessi di rhythm and blues e di rock'n'roll. Dopo aver svolto il servizio militare come paracadutista, a 21 anni inizia una intensa attività da session-man. Diventa il chitarrista di Little Richard, Wilson Pickett, Tina Turner, King Curtis.

Nel 1965 al Greenwich Village forma il suo primo gruppo e firma un contratto e comincia a esibirsi con regolarità. Jimi è già padrone di una tecnica superiore, il blues scorre puro lungo le corde della sua chitarra, ma l'America rapita dal beat è tutta presa dai suoi giovani fenomeni bianchi. La fama del prodigioso chitarrista giunge però alle orecchie di Chas Chandler, ex-Animals, manager a New York in cerca di nuovi talenti. Chandler lo porta con sé a Londra, dove lo introduce nel colorato mondo del flower-power inglese, propiziando l'amicizia con Donovan.

Hendrix conquista l'Europa col blues elettrico, dilaniato e lancinante dei singoli "Hey Joe" e "Purple Haze", cui fanno seguito un paio di tour, nel corso dei quali l'entourage del chitarrista alimenta l'immagine di Hendrix personaggio mefistofelico, dedito alle più estreme esperienze di droga e sesso. Jimi sta al gioco infiammando le platee con un repertorio coreografico che è diventato parte inestricabile del suo mito: la sua Fender Stratocaster è, di volta in volta, la proiezione del suo membro, oppure compagna di torridi amplessi elettrici, suonata coi denti, i gomiti, gli abiti, strofinata contro l'asta del microfono o contro le casse alla ricerca del feedback più corrosivo.

Corre l'anno 1967. Dopo svariate e sfortunate avventure nel suo paese natale, Hendrix, sotto la guida di Chandler, vola verso il Regno Unito, dove gli vengono affiancati due musicisti: il bassista (di ripiego, in realtà il suo strumento è la chitarra) Noel Redding (di recente scomparso) e il batterista Mitch Mitchell. Nasce la Jimi Hendrix Experience, una delle band più importanti della storia del rock. E' proprio il 1967 l'anno del Festival di Monterey, dove un Hendrix semisconosciuto brucia e distrugge per la prima volta la sua chitarra, lasciando tutti allibiti, in primis gli altri chitarristi presenti al raduno (c'erano, fra i tanti, Pete Townshend ed Eric Clapton, considerati all'epoca i numeri uno).

Le canzoni di Are You Experienced? appaiono complete anche se ascoltate con chiavi di lettura diverse, dal lato più squisitamente tecnico a quello più prettamente artistico o d'ispirazione compositiva. Un album che ha avuto un'importanza storica come pochi altri, e ci ha lasciato una manciata di perle che oggi possono essere catalogate come classici del rock, "standard" per dirla col linguaggio del jazz.

Basti menzionare alcuni titoli (con una doverosa precisazione: alcuni di essi sono usciti come singoli, sempre nel 1967, ma riteniamo di considerarli un tutt'uno con l'album in esame, tanto più che essi sono compresi nelle attuali ristampe): "Hey Joe", ovvero come trasformare una banale cover in storia del rock, con quell'intro di chitarra sulla pentatonica di mi (anzi mi bemolle, visto che Hendrix suonava quasi sempre con la chitarra scordata di un semi tono, sia per poter adeguare le sue limitate capacità canore alle canzoni, sia per rendere la chitarra più maneggevole, soprattutto nell'esecuzione dei bending) che ha lasciato un segno indelebile.

"Purple Haze", che inizia con una frase scandita su un intervallo di quarta aumentata (considerato in epoca medioevale niente di meno che l'intervallo del diavolo), prosegue con uno dei riff più celebri di sempre, accompagnato da una batteria marziale ed esplode con un giro tipicamente blues ma arricchito armonicamente dagli accordi usati da Hendrix, che vanno al di là delle semplici settime minori, in particolare dall'accordo di settima minore con la terza diminuita, non a caso diventato celebre nel rock come l'accordo à-la Hendrix; "Stone free", un'altra lezione di grinta e potenza, non si riconosce ormai quasi più l'origine del rock and roll, né si intravede la via pop intrapresa da altri gruppi, Beatles su tutti; "Fire", un brano a mille all'ora, decisamente anticipatore di molti sviluppi della musica rock, con la batteria che quasi duetta con il giro iniziale di chitarra, è un'altra (è il caso di dirlo) pietra miliare.

Ma non sono solo fuoco e fiamme a caratterizzare questo album: "The Wind Cries Mary" è una dolcissima e malinconica ballata elettrica, come se ne vedranno molte in futuro; "May Be This Love" e, soprattutto, "Third Stone From The Sun", mettono in luce senza troppi complimenti la componente psichedelica di Hendrix (quest'ultima fa altresì intravedere una strizzata d'occhio al jazz), che, anche nei dischi successivi avrà una notevole influenza sull'arte di Jimi; "Red House", ovvero, come si suona il blues elettrico senza perdere il pathos tipico di questo genere.

E, ancora: "Manic Depression", con l'incipit su una scala cromatica inframezzata da una pausa (quasi la quiete prima della tempesta) e un tempo in 9/8, una sorta di valzer diabolico, presenta un assolo che lascia trasparire tutta la rabbia esplosiva di Hendrix, uno dei più devastanti dell'album; la celeberrima "Foxy Lady", con una struttura (anche armonica) fin troppo simile a "Purple Haze", uno dei brani più sopravvalutati di Hendrix, che si salva grazie a quel feedback iniziale, ormai entrato nelle orecchie di tutti; Are You Experienced? presenta un altro dei marchi di fabbrica di Hendrix, l'utilizzo della reverse guitar, tecnica di studio che sarà poi utilizzatissima in futuro e della quale il Nostro è stato uno dei primi e, comunque, uno dei migliori, sperimentatori.

Non ci sono brani di serie B o riempitivi in questo album, anche quelli finora non menzionati hanno qualcosa da dire, da "I Don't Live Today" a "Can You See Me", da "Highway Chile" a "Love Or Confusion" e "51st Anniversary", con l'unica eccezione di "Remember", uno dei brani minori dell'intero corpus hendrixiano. Ma non cambia la sostanza: Are You Experienced? è, come già detto, un album seminale, un disco che ha gettato le basi per buona parte del rock fino ai giorni nostri.

Festival di Monterey, 18 giugno 1967: al termine della sua estenuante esibizione (con una versione demoniaca di "Wild Thing"), dopo aver dato fuoco alla chitarra, Hendrix riceve l'ovazione del pubblico adorante. La sua Fender, simbolo fallico, idolo sacrificale, immolata sull'altare del palco al termine dei suoi concerti, con tanto di roghi e distruzioni selvagge, diventa la più potente icona del rock.

Dopo l'uscita di Axis Bold As Love, disco più morbido con tenere ballate come "Little Wing", "Bold As Love" e "Castles Made Of Sand", arriva il terzo album, il doppio Electric Ladyland, dove Hendrix approfondisce sua vena psichedelica e hard-rock, la stessa di "Purple Haze" e "Foxy Lady".

Il disco promette bene sin dalla copertina (censurata nella versione in cd): un insieme di foto, alcune delle quali riportavano dei seni nudi, e furono considerate pornografiche. Si comincia con un brano che cita la musica di Broadway, "And the Gods Made Love", per proseguire con un po’ di blues cantato in falsetto ("Have You Ever Been"); il terzo brano è un selvaggio e velocissimo rock’n’roll, "Crosstown Traffic", del quale durante il tour del disco Hendrix suonò una infernale versione di otto minuti, dopo il quale arriva uno dei grandi capolavori del disco, con il contributo del grande Steve Winwood (Spencer Davis Group, Traffic, Blind Faith) all’organo e Jack Casady (Jefferson Airplane) al basso: "Voodoo Chile", l’affascinante e famoso blues elettrico di quindici minuti, uno dei primi brani a superare la classica durata delle canzoni, preceduto da "In-A-Gadda-Da-Vida" degli Iron Butterfly.

Finito il lato A, il B comincia con "Little Miss Strange", composta e cantata dal bassista del gruppo, Noel Redding, alla quale segue un’altra canzone con un ospite: "Long Hot Summer Night", dove Al Kooper (Super Session) suona magistralmente il piano; all’inizio, Hendrix non era sicuro dell’ordine di questa canzone e di quella che la segue, "Come On (Let the Good Times Roll)", una cover di Earl King, che comincia con un’attacco inconfondibile a base di energia pura e si scatena in quattro frenetici assoli diversi, di cui uno dura oltre due minuti, nei quattro di durata della canzone (!). Con un ormai famoso attacco di batteria, arriva un altro dei tanti capolavori del disco: "Gypsy Eyes", dedicata alla madre del grande chitarrista, morta quando lui aveva solo undici anni; il lato B si chiude con una delle canzoni più psichedeliche di Hendrix (l’unica in questo disco, insieme a "1983"): "Burning Of the Midnight Lamp".

Il lato C si apre con un colpo di tosse e "Rainy Day, Dream Away", una canzone dal testo leggero ("Giorno piovoso, sogna tutto il giorno"), alla quale hanno contribuito Mike Finnigan all’organo, Freddie Smith e Larry Faucette ai congas, mentre il batterista è Buddy Miles, che lavorerà ancora con Hendrix in "Band Of Gypsies". La canzone ha una seconda parte in "Still Raining, Still Dreaming", sul lato D. Dopo "Rainy Day", Hendrix ci dà un’altra grande prova della sua abilità compositiva, con la canzone forse più bella di tutto il disco, "1983 (A Merman I Should Turn To Be)", uno psichedelicissimo blues (nel quale suona anche il flautista Chris Wood, un altro dei Traffic), che si allunga fino a diventare quasi impercettibilmente "Moon, Turn the Tides".

L’ultimo lato comprende le tre canzoni più celebri del disco; dopo "Still Raining, Still Dreaming", come già detto seconda parte di "Rainy Day", insieme agli stessi collaboratori, con un attacco al fulmicotone parte "House Burning Down", divenuta ormai celebre grazie al suo ritornello ("Look at the sky turn a hell fire red, somebody's house is burnin' down down, down down") e alla sua chiusura, con la chitarra di Hendrix a imitare il crollo della casa (un espediente timbrico che avrebbe poi usato a Woodstock per richiamare i bombardamenti in Vietnam durante la sua versione di "Star Spangled Banner"). Conclusasi questa, ecco un altro capolavoro: "All Along the Watchtower", la bellissima cover del pezzo di Bob Dylan, della quale esiste anche una versione (reperibile in South Saturn Delta) con Dave Mason dei Traffic al basso e Brian Jones dei Rolling Stones alle percussioni. Il disco si chiude con uno dei pezzi più potenti e ad effetto di tutto il repertorio hendrixiano, un’altra testimonianza della sua vena hard-rock, "Voodoo Chile (Slight Return)", con tre assoli intervallati da battute deliranti ("Mi ergo accanto a una montagna e la abbatto con il taglio della mano"), con un celeberrimo ritornello, "Cause I’m a Voodoo Chile, Lord knows I’m a Voodoo Chile". Nel progetto originale, l'album doveva comprendere anche "Tax Free", che venne comunque suonata durante il tour; anch’essa può essere rintracciata su "South Saturn Delta".

Insieme ai concerti al Fillmore East e a Woodstock, e al precedente Are You Experienced?, Electric Ladyland rappresenta l’apogeo della musica di Hendrix e un disco centrale nella storia del rock.

E' l'occasione anche per cogliere meglio il senso delle liriche di Hendrix, sempre inquiete ed equivoche, piene di riferimenti alla morte, alla religione, alla magia e al soprannaturale. "I miei testi nascono spesso dai sogni che faccio - aveva raccontato -. Ad esempio 'Purple Haze' è la ricostruzione di quando ho sognato di camminare sott'acqua". E le ballate blues mettono in luce tutta la compostezza del suo canto, che riesce ad essere insieme limpido e lancinante, calmo e sofferto, acido e caldo.

Già nel 1968, tuttavia, comincia il declino fisico, morale e artistico di Hendrix. L'Experience inizia a sfaldarsi. E lo stesso chitarrista sembra più dedito agli atteggiamenti provocatori che alla musica. In Svezia devasta una camera d'albergo e finisce in manette. L'anno dopo si separa da Chandler e viene arrestato altre due volte. Quindi si trasferisce a New York, dove frequenta le "Black Panther". Ma il palco è ancora il suo regno. Ad agosto, trionfa a Woodstock con una versione dissacrante e sfregiata dell'inno americano ("Star Spangled Banner"), mimando con la chitarra i bombardamenti del Vietnam.

La sua smania di libertà tracima in eccessi continui. "Sono gentile con le persone finché non cominciano a urlarmi intorno - racconta in un'intervista a Melody Maker -. Qualche volta vorrei mandare al diavolo il mondo, ma non è nella mia natura. Quello che odio è la società di oggi, con le sue relazioni di plastica e i suoi compartimenti stagni. Io rifiuto tutto questo. Nessuno mi ingabbierà mai in una scatola di plastica". Ma Jimi comincia a sentirsi stritolare dalla macchina del successo di cui lui stesso è stato un docile ingranaggio. E l'angoscia gli cresce dentro. Come scrive il critico Paolo Galori, l'ultimo Henrix è "un musicista solo e visionario, pronto a volare ancora più in alto, fino a bruciarsi le ali, distrutto dagli eccessi nel disperato tentativo di non replicare se stesso di fronte a chi gli chiede prove della sua divinità". E lui, il suo epitaffio, lo aveva già scritto: "La gente piange se qualcuno muore, ma la persona morta non sta piangendo. Quando morirò voglio che la gente suoni la mia musica, perda il controllo e faccia tutto ciò che vuole".

Dopo aver formato il primo complesso rock di soli neri, la Band of Gypsies, con Buddy Miles alla batteria e Billy Cox al basso, si esibisce nell'agosto 1970 all'Isola di Wight. Un mese dopo, lo ritrovano morto a Londra, vittima di un'overdose di barbiturici. "Prima o poi doveva succedere", commenterà laconico Chandler.

Gli afro-americani, che avevano già perso per morte violenta sia l'"apostolo" Martin Luther King, sia il leader del loro orgoglio Malcom X, perdono anche colui che aveva restituito la paternità nera al rock'n'roll. La morte di Hendrix, seguita 16 giorni dopo da quella di Janis Joplin e nove mesi dopo da quella di Jim Morrison, chiude un'era: quella dei raduni oceanici, della contestazione in musica, della psichedelia senza confini, del rock dell'utopia estrema. Addio sogni hippie, addio età dell'Acquario. I fiori acidi marciscono e si apre un'epoca di spettri, lutti e amarezze.

Gli anni 70 sono già alle porte, nuovi generi e nuove rockstar sono in arrivo, ma l'eco della chitarra distorta di Hendrix continuerà a risuonare in tutta la musica che da lì in poi ascolteremo.

Jimi Hendrix

Discografia

Are You Experienced?

(MCA, 1967)

9 Pietra miliare

Axis: Bold As Love (MCA, 1967)

6 Electric Ladyland

(MCA, 1968)

8 Pietra miliare

Band Of Gypsys (Capitol, 1970)

Consigliato

The Cry Of Love (Reprise, 1971)

Rainbow Bridge (Reprise, 1971)

Isle Of Wight (Polydor, 1971)

Experience (Bulldog, 1971)

More Experience (Bulldog, 1972)

In The West (1972)

War Heroes (Reprise, 1972)

The Film "Jimi Hendrix" (soundtrack, Reprise, 1973)

Loose Ends (Polydor, 1974)

Crash Landing (Reprise, 1975)

Midnight Lightning (Warner, 1975)

Nine To The Universe (Reprise, 1980)

Jimi Plays Monterey (Reprise, 1986)

Band Of Gypsys 2 (1986)

Live At Winterland (Rykodisc, 1987)

Radio One (Rykodisc, 1988)

The Peel Sessions (1988)

Live & Unreleased - The Radio Show (Castle, 1989)

Lifelines (1990)

Live Isle Of Wight (Polydor, 1991)

Stages (Reprise, 1991)

Woodstock (MCA, 1994)

South Saturn Delta (MCA, 1997)

First Rays Of The New Rising Sun (MCA, 1997)

The Best Of Jimi Hendrix (1997)

8 Consigliato

BBC Sessions (MCA, 1998)

Live At The Fillmore East (MCA, 1999)

Live At Woodstock (MCA, 1999)

7 The Jimi Hendrix

 Experience (Brilliant, 2000)

Pietra miliare

mercoledì 12 novembre 2025

Il pifferaio magico, eco di una tragedia dimenticata

Il pifferaio magico, eco di una tragedia dimenticata

La leggenda dei bambini perduti potrebbe rievocare un’antica invasione di topi o l’emigrazione di tedeschi indigenti verso est

Isabel Hernandez 

Nel 1284 apparve a Hamelin, nella Bassa Sassonia, un uomo molto strano. Indossava un mantello variopinto […] e diceva che avrebbe liberato la città da topi e ratti in cambio di una certa somma di denaro».

Comincia così la leggenda del pifferaio magico. La fine è nota a tutti: gli abitanti del villaggio non gli pagarono la cifra concordata e il suonatore si ripresentò il 26 giugno, giorno di san Giovanni e san Paolo, questa volta con un aspetto spaventoso e con uno strano cappello rossastro in testa (le sembianze che in molte leggende medievali assume il diavolo). Al suono di una certa melodia portò via con sé tutte le bambine e i bambini del villaggio (130 in totale) e, dopo essere uscito con loro attraverso la porta orientale della città, scomparve all’interno di una grotta. Si salvarono solo in tre: un bimbo molto piccolo, che era tornato a prendere la giacca, e due ragazzi, uno cieco e uno muto, che erano rimasti indietro ma in seguito non sarebbero stati in grado di raccontare nulla di quanto visto o sentito. Quanto agli altri, secondo la tradizione orale, riapparvero dall’altra parte della grotta, in Transilvania

Realtà o finzione? Dietro il racconto che i fratelli Grimm resero famoso nel 1816 si nasconde qualche evento storico? O si tratta di una favola, frutto della tradizione popolare?

Le origini della leggenda risalgono al Medioevo. La prima raffigurazione dei bambini che lasciano Hamelin fu realizzata intorno al 1300 sulle vetrate della chiesa del mercato, distrutta nel XVII secolo. In questa immagine non ci sono ancora i ratti, ma solo un uomo con uno strumento musicale e un seguito di bambini.

Arrivano i topi

Fu solo nel 1559 che il conte svevo Froben von Zimmern menzionò per la prima volta, nella cronaca della sua famiglia, l’invasione dei roditori. Nel Medioevo eventi di questo tipo non erano rari. Anche se non si sapeva ancora che potevano trasmettere la peste, i topi rappresentavano una minaccia per il raccolto e pertanto era normale che vi fossero individui che si dedicavano a sterminarli.

Come per i boia e per gli addetti alle pulizie delle latrine, la natura della professione relegava chi la praticava ai margini della società. I cacciatori di topi erano figure necessarie con le quali, però, nessuno voleva condividere l’esistenza quotidiana. Per questo si spostavano di città in città, di villaggio in villaggio, senza godere di nessun diritto di cittadinanza.

Il sistema più efficace e comunemente usato per combattere i ratti era l’uso di trappole e veleni. La leggenda cita invece un metodo inusuale, che si rivelò però altrettanto efficace: il suono di un flauto. Questa combinazione di dati storici ed elementi leggendari ha portato gli storici a concludere che dietro la storia del pifferaio di Hamelin si nasconda un avvenimento storico che, a poco a poco, si è trasformato in favola fondendosi con altre leggende preesistenti.

La carestia del 1284

Nei registri comunali di Hamelin non c’è traccia del fatto che le autorità cittadine avessero ingaggiato qualcuno per sbarazzarsi dei topi. È invece documentato che nell’anno in questione la città fu effettivamente vittima di una terribile carestia provocata appunto dai roditori, che avevano distrutto il raccolto di cereali. Si sa anche che, proprio a causa della carestia, molti giovani dovettero emigrare dalla regione di Hamelin per partecipare alla colonizzazione dell’est, dove speravano di trovare migliori condizioni di vita.

A lanciare l’appello era stato Ladislao IV d’Ungheria (1262-1290), il cui vasto regno si estendeva dall’attuale Croazia fino ai Carpazi ed era caratterizzato da una densità di popolazione molto bassa. Desideroso di popolarlo, il sovrano promise ai tedeschi l’esenzione dal pagamento delle tasse e dal servizio militare.

La proposta veniva diffusa per i villaggi da un reclutatore a cavallo, vestito in abiti sgargianti, che radunava la gente in piazza al suono del suo fischietto. Molti dei contadini che abitavano lungo il fiume Wesser, sfruttati dai loro signori e trattati in alcuni casi come schiavi, trovarono l’offerta attraente.

La donna che vide tutto

Il XIII secolo fu uno dei momenti chiave nel processo di colonizzazione dell’est. Il pifferaio potrebbe quindi essere stato un reclutatore che attirava i giovani verso il sogno di una vita migliore. Questo fenomeno dovette implicare per Hamelin la perdita di un’intera generazione: la leggenda sarebbe nata per costruire una spiegazione di questo evento traumatico.

La Catena aurea, una raccolta di leggende degli inizi del XV secolo, contiene la più antica versione conosciuta di questa misteriosa fiaba. Proprio qui appare un dato che permette di collegare il racconto a una migrazione storica.

Il testo accenna infatti all’esistenza di una testimone degli avvenimenti: «E la madre del signor decano Lüde vide i bambini andare via». Secondo i registri notarili dell’archivio storico di Hamelin, la famiglia Lüde era una delle più attive nella vita economica della città, per cui è ben possibile che uno dei suoi membri presiedesse una corporazione e ricoprisse la carica di decano. Questo fatto darebbe allora un carattere di realtà a ciò che altrimenti parrebbe affondare le radici solo nel mondo della fantasia.

La storia del pifferaio ricostruita nel XVI secolo da Augustin von Moersperg basandosi sulle vetrate della chiesa del mercato di Hamelin

La storia del pifferaio ricostruita nel XVI secolo da Augustin von Moersperg basandosi sulle vetrate della chiesa del mercato di Hamelin

La storia del pifferaio ricostruita nel XVI secolo da Augustin von Moersperg basandosi sulle vetrate della chiesa del mercato di Hamelin

La pista transilvana

La teoria dell’emigrazione dei giovani sarebbe confermata anche da un altro elemento decisivo: il toponimo della regione di Siebenbürgen (“sette borghi”), nell’attuale Transilvania, così chiamata in tedesco perché composta da sette grandi nuclei urbani fondati da tedeschi. In questa zona compare il nome di Hamelspring (“la sorgente dell’Hamel”), anche se non c’è nessun fiume con questo nome. Ciò rimanderebbe all’usanza degli emigrati di chiamare i nuovi insediamenti con i toponimi dei loro luoghi di origine (in questo caso Hamelin).

La storia che conosciamo oggi è frutto del lavoro svolto nel XVII secolo dal gesuita Athanasius Kircher, che analizzò lo sfondo storico della leggenda. All’inizio del secolo successivo l’erudito Johann Gottfried Gregorii diffuse il racconto in ambito tedesco grazie ai suoi popolari libri di geografia, letti da Goethe e da altri autori romantici. Due di questi scrittori, ovvero Clemens Brentano e Achim von Arnim, che ammiravano il patrimonio rappresentato dalla poesia popolare, avrebbero incoraggiato i fratelli Grimm a metterne per iscritto una versione in prosa nella loro antologia di fiabe.

Zenone di Cizio, sul ritrovare la calma nella vita: «

Zenone di Cizio, sul ritrovare la calma nella vita: «Il pensiero deve essere più forte della materia e la volontà più potente della sofferenza fisica o morale»

Il fondatore dello stoicismo ci insegna che la serenità interiore non è un lusso, ma una conquista razionale e virtuosa

Zenone di Cizio, filosofo fondatore dello stoicismo. Incisione di Thomas Stanley (1655).

Zenone di Cizio, filosofo fondatore dello stoicismo. Incisione di Thomas Stanley (1655).

La saggezza dell'antichità diventa necessaria ai nostri giorni, in cui la vita scorre a un ritmo frenetico che non concede tregua. Stimoli ventiquattr'ore su ventiquattro che raramente ci concedono una pausa. E tra i grandi pensatori che hanno riflettuto su come vivere una vita equilibrata, Zenone di Cizio (334 a.C. - 262 a.C.) spicca in modo particolare. Il suo insegnamento era incentrato sull'importanza della ragione, sul controllo delle passioni e sull'accettazione del destino come via verso la virtù.

Una delle sue frasi più famose riassume con precisione il suo pensiero: «Il pensiero deve essere più forte della materia e la volontà più potente della sofferenza fisica o morale». Va detto che questa frase è stata attribuita al filosofo e, sebbene riassuma l'idea del suo pensiero, com'è consuetudine in questo tipo di filosofi, non si trova letteralmente in un'opera specifica, ma è stata tramandata sulla base delle opere dei suoi discepoli.

Zenone di Cizio, filosofo fondatore dello stoicismo. Incisione di Thomas Stanley (1655).

Chi era Zenone di Cizio?

Zenone nacque a Cizio, una città portuale dell'isola di Cipro. Di origine fenicia e commerciante in gioventù, la sua vita subì una svolta decisiva dopo un naufragio che lo portò ad Atene. Lì, a contatto con i testi filosofici e i pensatori dell'epoca, iniziò la sua formazione intellettuale. Fu discepolo di Cratete di Tebe (scuola cinica), dal quale ricevette molta influenza, ma anche di Stilpone di Megara (della scuola megarica, che criticava profondamente la teoria platonica) e Polemone (scolarca – capo – dell'Accademia di Atene, che avrebbe instillato in Zenone aspetti relativi alla virtù e al carattere). Nonostante questi illustri maestri, Zenone non tardò a sviluppare un pensiero proprio che sintetizzava il meglio di ciascuna delle correnti che aveva studiato.

Intorno al 300 a.C. fondò la sua scuola nel Portico sipinto (Stoa pecile), una galleria decorata con affreschi nel centro di Atene. La Stoa diede origine al nome della sua dottrina: lo stoicismo.

Zenone non lasciò un'opera filosofica estesa che sia sopravvissuta, ma i suoi discepoli, come Crisipo, trasmisero la sua eredità dottrinale e la sua filosofia divenne un sistema completo di logica, fisica ed etica; quest'ultima, considerata da Zenone la più importante di tutte.

Il pensiero è più forte della materia

La prima parte della frase «il pensiero deve essere più forte della materia» riflette l'idea centrale dello stoicismo, secondo cui la supremazia della ragione prevale su quella corporea. Secondo questa dottrina, l'essere umano è composto da un principio razionale (l'anima o hegemonikón) e da una parte materiale (il corpo). La virtù, intesa come eccellenza dell'anima razionale, è l'unico vero bene.

Pertanto, per Zenone, i beni materiali sono totalmente superflui, indifferenti. La salute, la ricchezza o la bellezza non sono desiderabili di per sé. Ciò che conta veramente è come li usiamo o come li affrontiamo. Non è il dolore che ci danneggia, ma il nostro giudizio su di esso. Non è la povertà che ci degrada, ma il nostro atteggiamento nei suoi confronti. Questa visione si basa sulla dottrina stoica dell'indifferenza: tutto ciò che non dipende dalla nostra volontà deve essere considerato estraneo alla virtù e, quindi, irrilevante per essere felici.

La volontà, più potente della sofferenza

La seconda parte della frase, «e la volontà più potente della sofferenza fisica o morale», rimanda direttamente alla nozione stoica di prohairesis, ovvero la facoltà di scegliere liberamente le nostre risposte interiori, anche se l'ambiente è avverso.

Per lo stoicismo, la sofferenza fisica o emotiva non è un ostacolo insormontabile, ma un'ottima opportunità per esercitare la virtù. La volontà retta è quella che, guidata dalla ragione, agisce secondo il dovere, anche nel mezzo del dolore. In questo modo, la persona saggia non cerca di evitare la difficoltà, ma di trasformarla in un'occasione di crescita morale. La forza dello stoico non nasce dall'insensibilità, ma dal buon senso; non si tratta di negare la sofferenza, ma di non cadere in essa.

Eredità

Zenone insegnava ai suoi discepoli che lo scopo della vita è vivere secondo natura. Tutto accade per necessità, quindi ribellarsi all'inevitabile è inutile e causa sofferenza. Il meglio che possiamo fare è accettarlo con dignità. L'unica cosa che non sfugge al nostro controllo è il giudizio interiore; e quel giudizio può essere governato dalla ragione. Da qui, ritrovare la calma in mezzo al caos non è un atto di evasione, ma espressione di un autentico dominio interiore.

Così, anche se questo filosofo greco visse in un contesto radicalmente diverso dal nostro, i suoi principi conservano ancora oggi la loro attualità. In una società che esalta tutto ciò che è esteriore, come l'accumulo di beni o il successo, lo stoicismo ci ricorda che la vera stabilità dipende dal nostro atteggiamento, non dalle circostanze.

Cinque punti chiave sullo stoicismo: portare serenità in tempi confusi

Come possiamo avere una vita più serena e piena di significato? Gli stoici lo sanno bene e ti spiegano come ottenerla: affrontando le avversità con un altro atteggiamento.

Berta Erill Soto


Zenone di Cizio, filosofo fondatore dello stoicismo. Incisione di Thomas Stanley (1655)

Sono così tante le correnti filosofiche che sono emerse nel corso della storia in questo mondo così vasto che è facile perdersi tra i concetti. Tuttavia, alcune di esse sono state fondamentali per la loro epoca perché hanno dato forma a una nuova visione della società e, di conseguenza, a un modo di intendere la vita e di comportarsi.


È il caso dello stoicismo, una filosofia che ha più di venti secoli di storia e che, tuttavia, è più presente nella nostra realtà di quanto potremmo pensare. Cosa gli ha permesso di resistere così a lungo nel tempo fino a penetrare profondamente nelle società attual

Fin dalla sua nascita nel III secolo a.C. per mano di Zenone di Cizio, lo stoicismo si è affermato come una delle grandi scuole della filosofia greca e, di fatto, sarebbe stata l'ultima a fondarsi nell'antica Grecia. La sua popolarità è cresciuta rapidamente, e non c'è da stupirsi: se c'è qualcosa con cui ogni essere umano può identificarsi è proprio il bisogno di mantenere la calma nei momenti turbolenti. Così, riuscì a diffondersi nelle civiltà occidentali dell'antichità classica e a diventare una delle correnti più eccezionali della storia.


I cambiamenti della vita moderna, che avvengono a un ritmo sempre più accelerato, offrono spazio a una filosofia antica che fornisce importanti lezioni su come trovare accettazione e stabilità nonostante l'ambiente e le circostanze che ci circondano. Per iniziare a comprenderlo, vi offriamo cinque punti fondamentali sullo stoicismo.


1. È nelle nostre mani?

Probabilmente avete già sentito dire che «se non è nelle tue mani, non deve essere nemmeno nella tua testa». Ebbene, lo stoicismo predica qualcosa di simile: meritano la nostra energia solo quelle cose che sono sotto il nostro controllo e che, quindi, abbiamo la possibilità di cambiare.


L'imperatore romano Marco Aurelio, che era anche un rappresentante dello stoicismo nell'antica Roma, predicava nella sua famosa opera Colloqui con sé stesso (conosciuti anche coi titoli di Pensieri, meditazioni, ricordi e A sé stesso, traduzione letterale in greco antico) che «La felicità dipende da te, non dalle circostanze», sottintendendo che nel nostro ambiente ci sono eventi che non possiamo evitare o che non abbiamo il potere di cambiare, l'unica cosa che possiamo fare è accettarli per quello che sono e concentrarci sull'atteggiamento con cui li affrontiamo. Il resto, secondo questa filosofia, sono preoccupazioni inutili.


2. Vivere con virtù in ogni momento

Per gli stoici, la virtù è l'unico fine che esiste e consiste nel mettere la saggezza al centro di ogni azione. Solo così potremo vivere in armonia con la natura che ci circonda.


La virtù deve quindi essere praticata costantemente, agendo con moralità e ragione, e solo questo ci darà piacere o vera felicità. Al contrario, tutto ciò che è materiale o passeggero è considerato banale e ci allontana dalla retta via.


3. La soffereza è inevitabile, possiamo solo acccettarla

Non possiamo anticipare né controllare tutto ciò che ci causa sofferenza, questo è un dato di fatto: ci ammaliamo, soffriamo la perdita dei nostri cari per diversi motivi, o semplicemente a volte le cose non vanno come avremmo immaginato e dobbiamo affrontare il fatto di aver fallito.


In questo senso, lo stoicismo spiega che se la presenza della sofferenza in questa vita è inevitabile, possiamo solo trarne insegnamenti che rafforzino il nostro carattere, invece di adottare un atteggiamento pessimista e disfattista.


Così, questa filosofia ci invita a concentrarci sul trasformare le emozioni negative in positive, che loro chiamavano “passioni” buone o salutari.


4. Controllare ciò che desideriamo

Un altro concetto fondamentale dello stoicismo è quello di rifiutare gli impulsi, praticare il distacco, non aggrapparsi a ciò che è effimero e che, quindi, non porta la vera felicità. Inoltre, secondo lo stoicismo, questi elementi sono spesso la fonte della nostra infelicità e della nostra sofferenza.


Dobbiamo invece concentrarci sull'immateriale, coltivare la nostra pace interiore e, soprattutto, la virtù, e affrontare la vita con gratitudine, anche nei momenti più difficili, comprendendo che non tutto può essere sempre perfetto e che nulla è permanente. Ad esempio, le difficoltà ci offrono un'opportunità di crescita.


5. Essere migliori è uno sforzo costante

L'autodisciplina è una pratica, non una caratteristica intrinseca dell'essere umano. Partendo da questo presupposto, per mettere in pratica i quattro principi sopra menzionati sarà essenziale impegnarsi costantemente a controllare le emozioni e le ambizioni che ci causano frustrazione e lavorare sulla resilienza.


Solo così riusciremo a seguire la via della virtù, ad accettare la sofferenza con un atteggiamento migliore e, infine, a vivere più sereni, con dignità, riuscendo a mantenere la serenità e a dare un significato più profondo alla nostra vita.

venerdì 7 novembre 2025

Cosa dice la psicologia delle persone che amano i gatti? Hanno tratti e caratteristiche speciali

Cosa dice la psicologia delle persone che amano i gatti? Hanno tratti e caratteristiche speciali

Psicologia e mente

Di solito sono più sensibili, riservati e sottili. Proprio come i cani, i gatti sono diventati compagni per quelle persone che apprezzano molto il proprio spazio personale. Queste persone tendono a sentire un legame interiore con i felini e li descrivono come compagni fedeli, affidabili e confortanti nei momenti di solitudine. La scienza e la psicologia hanno studiato per anni il motivo per cui questi animali creano un legame così forte con i loro proprietari; riflettono aspetti della personalità e delle emozioni di chi li preferisce. La psicologa Patricia Pendry ha spiegato che le persone emotivamente sensibili tendono a formare legami più stretti con i gatti, nonostante questi ultimi siano solitamente più riservati e sottili. Inoltre, secondo la psicologia, l’amore per questi animali potrebbe rivelare molto sulla personalità di ogni individuo, dall’indipendenza all’empatia.

Ecco cosa dice la psicologia delle persone che amano i gatti

1. Indipendenza e autonomia

Le persone che hanno un affetto speciale per i felini tendono ad essere più empatiche e sensibili alle emozioni degli altri. Inoltre, i gatti rispondono alle vibrazioni emotive dei loro proprietari.

Gli amanti di questi animali sono bravi a leggere e a connettersi con i sentimenti degli altri, poiché hanno la capacità di percepire e comprendere le emozioni delle persone che li circondano, essendo più comprensivi nei momenti di difficoltà.

“Le persone che amano i gatti apprezzano il proprio spazio personale più di quanto facciano gli altri. Inoltre, danno più valore alle relazioni che non richiedono un’attenzione costante”, ha spiegato Veronica West al quotidiano The Mirror.

2. Ricerca di tranquillità e calma

I felini sono noti per la loro natura tranquilla e rilassata, quindi tendono ad attrarre persone che cercano un ambiente sereno. Gli amanti dei gatti di solito preferiscono ambienti meno rumorosi e stressanti, perché apprezzano molto la pace e la calma nella loro vita quotidiana.

Essendo animali che non richiedono attenzioni costanti, quando qualcuno ha bisogno di loro, offrono un rifugio pieno di calma e tranquillità, lontano dal rumore del mondo esterno.

3. Apprezzamento per la curiosità e il mistero

Anche se molti non ci credono, i gatti sono creature curiose e misteriose che amano esplorare l’ignoto o l’incerto. La loro natura enigmatica spesso li porta ad agire in modo imprevedibile. Gli amanti dei felini sono spesso attratti dal mistero e dalle esperienze che li sfidano a pensare e a sentirsi diversi.

“Le persone che amano i gatti tendono ad essere più aperte alle esperienze rispetto agli altri. Questo tipo di profilo è aperto a nuove idee ed esperienze, condividendo con i propri amici felini quella grande curiosità per il mondo che li circonda”, ha affermato lo psicologo Samuel D. Gosling.

4. Bassi livelli di stress e controllo emotivo

Alcuni studi psicologici suggeriscono che le persone che amano i gatti tendono a sperimentare livelli di stress inferiori, poiché hanno una migliore gestione emotiva rispetto agli altri.

Il semplice gesto di accarezzare un gatto aiuta a ridurre l’ansia, poiché libera l’ossitocina, l’ormone del benessere. Ciò indica che gli amanti dei gatti sono in grado di mantenere la calma in situazioni stressanti e di gestire le proprie emozioni con maggiore efficacia.

5. Tendenza all’introversione

Le persone che tendono ad essere più introverse preferiscono i gatti, poiché sono ideali per chi ama trascorrere il tempo da solo, poiché apprezzano maggiormente il proprio spazio personale e la solitudine.

“Chi preferisce i gatti è una persona che gestisce meglio le interazioni a bassa intensità, con un tipo di affetto più sottile. Ha meno bisogno di ottenere gratificazione esterna e approvazione dagli altri”, ha affermato Veronica West.


lunedì 27 ottobre 2025

Ghosting: il silenzio che ferisce più di un rifiuto.

Ghosting: il silenzio che ferisce più di un rifiuto.

Fonte: Università Milano Bicocca


© Valentina Shilkina/iStock ()

I risultati di un recente lavoro di un team di psicologi di Milano-Bicocca ha evidenziato come la sofferenza provocata dall’assenza di comunicazione in una relazione sia più difficile da elaborare rispetto a un rifiuto diretto

comportamento

 Il ghosting – interrompere ogni forma di comunicazione con qualcuno senza fornire spiegazioni – provoca una sofferenza psicologica più duratura rispetto a un rifiuto esplicito. È quanto emerge da un recente studio condotto da Alessia Telari, Luca Pancani e Paolo Riva del dipartimento di Psicologia dell’Università di Milano-Bicocca, pubblicato sulla rivista Computers in Human Behavior (https://doi.org/10.1016/j.chb.2025.108756).


Lo studio, intitolato “The Phantom Pain of Ghosting: Multi-day experiments comparing the reactions to ghosting and rejection”, è il primo lavoro ad osservare in tempo reale come le persone reagiscono al ghosting, dopo le ricerche basate su ricordi o immaginazione.


Il team di psicologi di Milano-Bicocca ha utilizzato un metodo sperimentale affiancato a questionari giornalieri grazie al quale è stato possibile studiare come cambiano nel tempo le reazioni psicologiche delle persone al ghosting rispetto al rifiuto esplicito, mettendo in discussione l’idea diffusa secondo la quale nelle relazioni brevi o poco profonde “sparire” sia un modo più delicato per chiudere il rapporto.


L’obiettivo non era studiare la fine di una relazione amorosa, ma le reazioni all’interruzione improvvisa e definitiva di una comunicazione interpersonale, cioè a una forma di esclusione sociale digitale. Il ghosting, infatti, viene considerato dagli autori come una forma di ostracismo - essere ignorati o esclusi - che può avvenire in qualsiasi contesto: romantico, amicale o professionale.


I partecipanti allo studio hanno preso parte a brevi conversazioni quotidiane via chat con un partner (un collaboratore dello studio) e, ogni giorno, hanno compilato un questionario sulle proprie emozioni e percezioni. A metà dell’esperimento, alcuni venivano improvvisamente ignorati — simulando un episodio di ghosting — mentre altri ricevevano un rifiuto esplicito o continuavano a dialogare normalmente.

Questo approccio, unico nel suo genere, ha consentito di monitorare l’evoluzione quotidiana del disagio emotivo e di evidenziare come il silenzio prolungato del ghosting produca effetti più duraturi rispetto a un rifiuto diretto.


«Entrambi i fenomeni suscitano risposte negative e minacciano bisogni psicologici fondamentali, ma il ghosting mantiene le persone intrappolate in uno stato di incertezza che ne ostacola la chiusura emotiva - spiega Alessia Telari, ricercatrice del dipartimento di Psicologia di Milano-Bicocca».

I risultati mostrano, dunque, che l’interruzione di una relazione è dolorosa, a prescindere dalla modalità tramite cui avviene. Tuttavia, il rifiuto esplicito genera una reazione emotiva intensa ma più immediata e breve, seguita da un progressivo recupero. Il ghosting, invece, lascia le persone in uno stato di incertezza e confusione prolungata, che ostacola l’elaborazione dell’esperienza e mantiene elevate nel tempo stati negativi come dolore e senso di esclusione. Chi viene ghostato, inoltre, tende a percepire l’altra persona come meno morale rispetto a un rifiuto diretto.

«Al contrario di quanto si pensa, i risultati evidenziano che la comunicazione conta, anche quando si decide di chiudere una relazione considerata poco importante - conclude Telari -. Capire come reagiamo al ghosting può aiutarci ad affrontare meglio le rotture digitali e promuovere interazioni più consapevoli ed empatiche anche online».

domenica 26 ottobre 2025

Scroll senza sosta quando sei triste... la ragione è spiazzante

Scrolling infinito: quando la tristezza si nasconde dietro lo schermo
Ti è mai capitato di sentirti giù e, quasi senza rendertene conto, ritrovarti con il telefono in mano a scorrere post su post? Non parliamo necessariamente di depressione — a volte è semplicemente una giornata storta, un vuoto inspiegabile, quella sensazione che qualcosa non va. E mentre alcuni si buttano nelle pulizie di casa o si rilassano sul divano, molti di noi fanno una cosa diversa: scrollano.

Scrolliamo per ore, persi tra storie Instagram, video casuali e foto di animali adorabili, come se la risposta al nostro malumore si nascondesse proprio lì, tra un contenuto e l’altro.

E non è un comportamento casuale. Il gesto dello scroll ha qualcosa di magnetico: ci assorbe completamente, facendoci perdere la cognizione del tempo. Non richiede alcuno sforzo mentale, solo il movimento automatico del pollice, mentre i pensieri pesanti sembrano allontanarsi. In questi momenti, lo smartphone diventa un rifugio sicuro, una barriera tra noi e le emozioni che non vogliamo affrontare. E più ci sentiamo vulnerabili, più ci immergiamo nel feed, convinti che saranno “solo cinque minuti”. Ma quei cinque minuti si trasformano facilmente in ore, vero?

Il meccanismo cerebrale dietro lo scrolling compulsivo
Ragazza triste guarda il cellulare nella notte
La scienza ci offre una spiegazione affascinante: quando siamo tristi, il nostro cervello va in cerca di gratificazioni immediate. I social media, con il loro flusso continuo di stimoli sempre nuovi, funzionano come una slot machine emotiva. Ogni scroll è una nuova possibilità, ogni post potrebbe essere quello che ci tira su il morale.

Ogni like, video divertente o meme provoca un rilascio di dopamina, lo stesso neurotrasmettitore che ci fa sentire bene dopo un piacere concreto o una bella notizia.
Ogni nuovo contenuto rappresenta una sorpresa potenziale: il cervello spera sempre che il prossimo post sia quello che cambierà la giornata.
Scrollare offre una fuga temporanea dalla tristezza reale, permettendoci di non confrontarci con emozioni difficili da gestire.
Gli studi neuroscientifici dimostrano che questa ricompensa variabile e imprevedibile mantiene attivo il sistema di gratificazione cerebrale, spingendoci a continuare anche quando razionalmente sappiamo che dovremmo smettere. È un meccanismo evolutivo antico, oggi perfezionato dagli algoritmi dei social network.

Il potere magnetico dei social quando l’umore è basso
Perché, quando ci sentiamo tristi, invece di chiamare un amico o uscire a fare due passi, preferiamo rimanere incollati allo schermo? La risposta risiede in alcune dinamiche psicologiche ben precise.

Quando siamo emotivamente fragili, il cervello cerca istintivamente di evitare il confronto con le emozioni intense. Scrollare è un’attività che non costa fatica: non richiede interazioni sociali, non ci obbliga ad affrontare ciò che ci fa soffrire. È una strategia per anestetizzare il dolore emotivo senza doverlo elaborare. Ecco perché:

Il feed ci permette di distrarci restando nella nostra zona di comfort, mentre le relazioni reali richiedono energia emotiva che in quei momenti non abbiamo.
I contenuti brevi e frammentati creano piccole pause mentali che spengono temporaneamente il dialogo interiore negativo.
C’è anche la paura di essere un peso per gli altri: scrollare non richiede di esporsi o chiedere aiuto, è una compagnia che non giudica.
Il pollice si muove su e giù in modo meccanico, mentre immagini e video scorrono rapidamente, trasformando i pensieri dolorosi in un sottofondo sfocato e meno minaccioso.

Quando lo scrolling da consolazione diventa dipendenza
Attenzione: non si tratta di condannare lo scrolling in sé. Ci sono momenti in cui una pausa digitale può davvero aiutarci a gestire un picco di tristezza. Il problema nasce quando questo comportamento diventa l’unica strategia per affrontare le emozioni negative.

Il vero rischio è che la tristezza rimanga inespressa, semplicemente coperta dallo schermo. E quando finalmente spegniamo il telefono, quella sensazione di vuoto può tornare amplificata. Per questo è importante fermarsi e riflettere:

Sto scrollando per una pausa rapida o per evitare completamente di sentire quello che provo?
Dopo mezz’ora sui social, mi sento realmente meglio o più vuoto di prima?
Ci sono altre attività che potrebbero darmi un benessere più duraturo?
Cadere nel loop dello scrolling non è un fallimento personale, è semplicemente umano. Ma imparare ad ascoltarsi autenticamente rimane il modo migliore per prendersi cura del proprio benessere emotivo. Nessun feed, per quanto coinvolgente, può sostituire una conversazione sincera, una camminata all’aria aperta o la musica giusta al momento giusto.

In conclusione, scrollare può essere un abbraccio digitale temporaneo, ma nessun algoritmo potrà mai replicare il calore di un contatto umano autentico. Il segreto sta nel concedersi questo conforto virtuale con consapevolezza, senza dimenticare che esistono modi più nutrienti per stare meglio davvero.

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lunedì 18 agosto 2025

Arma Cognitiva

 Un'arma cognitiva è un concetto che si riferisce a strumenti, tecniche o strategie utilizzate per influenzare, manipolare o controllare i processi mentali, le percezioni, le decisioni o i comportamenti di individui o gruppi, spesso attraverso la gestione dell'informazione. Non si tratta di armi fisiche, ma di metodi che operano sul piano psicologico, cognitivo o informativo, sfruttando la mente umana come campo di battaglia.


Caratteristiche principali:

1. **Manipolazione dell'informazione**: Le armi cognitive possono includere propaganda, disinformazione, fake news o campagne di influenza sui social media, progettate per alterare la percezione della realtà.

2. **Obiettivo psicologico**: Mirano a modificare credenze, emozioni o comportamenti, ad esempio inducendo paura, confusione, polarizzazione o fiducia in una narrazione specifica.

3. **Contesto moderno**: Con l'avvento delle tecnologie digitali, le armi cognitive si avvalgono di algoritmi, intelligenza artificiale, big data e piattaforme online per targettizzare individui o comunità con precisione.

4. **Esempi pratici**:

   - **Guerra psicologica**: Campagne per demoralizzare un nemico o influenzare l'opinione pubblica.

   - **Operazioni di influenza**: Ad esempio, l'uso di bot o troll sui social media per amplificare narrazioni divisive.

   - **Neurotecnologie**: In contesti più avanzati, si ipotizza l'uso di tecnologie che interagiscono direttamente con il cervello, come interfacce neurali, anche se questo è ancora in gran parte teorico.


### Contesto e utilizzo:

Le armi cognitive sono spesso discusse in ambiti come la sicurezza nazionale, la geopolitica e la cybersecurity, dove stati, organizzazioni o attori non statali possono usarle per ottenere un vantaggio strategico senza ricorrere alla forza fisica. Ad esempio, influenzare elezioni, destabilizzare società o manipolare mercati.


### Rischi:

- **Erosione della fiducia**: Possono minare la fiducia nelle istituzioni o nei media.

- **Polarizzazione sociale**: Creano divisioni profonde all'interno delle comunità.

- **Perdita di autonomia**: Gli individui possono essere spinti a decisioni non consapevoli.

venerdì 15 agosto 2025

Cambiamenti post COVID

Dal 2020 abbiamo iniziato a fare selezione.

Di amici, di inviti, di chat a cui rispondere.

Abbiamo capito che quel “prendiamoci un caffè” era spesso solo un modo elegante per dire “mai nella vita”.

Le comparse sono sparite.

I legami di cartone si sono accartocciati al primo lockdown.

E il silenzio, da evitato, è diventato confidente.

Perché spesso era più sincero di certe conversazioni.

Nel frattempo il cerchio si è ristretto.

Ma è diventato vero.

Ci stanno dentro pochi volti, qualche cane, due gatti e un paio di esseri umani che non ti scrivono solo quando hanno bisogno.

Gli anni post-covid non sono stati quelli della rinascita, ma quelli in cui abbiamo smesso di voler rinascere per forza.

Perché, a un certo punto, si capisce che rinascere va bene... Ma solo con chi sa restare anche quando si muore un po’.

domenica 10 agosto 2025

L'idea di Te

 Cara Ex...

Stai tranquilla, non mi manchi tu.

Mi manca la versione di te che mi ero costruito nella mia testa e che, spoiler, non è mai esistita. Ho passato molto tempo a pensare a quanto fossi speciale, a quanto saremmo stati bene insieme, a che relazione meravigliosa sarebbe stata la nostra... Poi mi sono accorto che quell'idea di te esisteva solo nella mia fantasia e che quell'idea di "noi" era soltanto il frutto delle mie illusioni.

Chiariamo: mi manca la bella persona che credevo che fossi, non tu.

È stato bello, certo, ma a un certo punto si cresce, si aprono gli occhi e si smette di dare "oro" a chi è solo "carta stagnola".

Ora ti lascio andare. O, meglio, lascio andare l'idea che mi ero fatto di te. Voglio rimettermi al centro della mia vita, voglio tornare a sorridere.

Non ti auguro il male, ti "amo" troppo per farlo, anche se sono sicuro che il male te lo sei fatto da sola, riempiendo un vuoto con chiunque. Ti auguro solo di aprire gli occhi anche tu, di capire e di iniziare a trattare gli altri come vorresti essere trattata.

Addio per sempre e buona vita.

©️ Antonio Donato 𝐂𝐨𝐩𝐲𝐫𝐢𝐠𝐡𝐭 

Legge sulla proprietà intellettuale. n. 633 del 22.04.1941

sabato 9 agosto 2025

Ghosting: da fenomeno digitale a epidemia relazionale.

 Il Ghosting: Sparire nel Nulla, e le Conseguenze di un Silenzio

Il ghosting è un fenomeno relazionale che ha guadagnato molta visibilità con l'era digitale. Si tratta di una pratica dolorosa e spesso confusa: si interrompe bruscamente ogni comunicazione con una persona senza fornire alcuna spiegazione. Invece di affrontare la situazione e dare un chiarimento, chi fa ghosting scompare nel nulla, ignorando messaggi, chiamate e qualsiasi altro tentativo di contatto.

Questo comportamento passivo-aggressivo non è nuovo, ma internet e i social media lo hanno reso più comune, perché rendono più semplice sottrarsi alla responsabilità emotiva di una relazione. Secondo alcuni sondaggi, tra il 50% e l'80% delle persone tra i 18 e i 33 anni ha avuto a che fare con questo fenomeno, che può riguardare relazioni romantiche, amicizie o perfino rapporti di lavoro.

Perché le persone fanno ghosting?

Le ragioni dietro il ghosting sono complesse e spesso derivano da una combinazione di fattori psicologici e sociali:

 * Evitare il conflitto: La motivazione più comune. Chi fa ghosting evita il disagio e il confronto di una rottura ufficiale, pensando che sia un modo più "facile" per porre fine a una relazione.

 * Mancanza di empatia: Chi sparisce potrebbe non rendersi conto o non preoccuparsi del dolore che la sua azione causerà.

 * Paura dell'impegno: Alcune persone fanno ghosting quando sentono che una relazione sta diventando troppo seria.

 * Problemi di autostima: Potrebbero sentirsi inadeguati o insicuri, preferendo sparire piuttosto che affrontare la possibilità di un rifiuto o di una discussione.

 * Stili di attaccamento disfunzionali: Il ghosting può essere l'esito di relazioni affettive sbagliate del passato, che portano a gestire i problemi con una grande immaturità psicologica.

Le conseguenze per chi subisce il ghosting

Il ghosting ha effetti psicologici profondi e dolorosi, perché il rifiuto sociale attiva nel cervello gli stessi percorsi neurali del dolore fisico.

 * Senso di confusione e mancanza di chiusura: Senza una spiegazione, la persona ghostata è lasciata a chiedersi cosa sia successo, rivedendo ogni conversazione per capire se ha detto o fatto qualcosa di sbagliato.

 * Danno all'autostima: Chi lo subisce potrebbe iniziare a credere di non valere abbastanza da meritare una spiegazione, sentendosi invisibile e insignificante.

 * Ansia e insicurezza: Il ghosting può causare una forte ansia e insicurezza riguardo alle future relazioni.

 * Difficoltà a fidarsi: Dopo essere stati ghostati, è molto più difficile fidarsi di nuove persone.

Come distinguere il ghosting da una semplice assenza

È importante notare che non ogni volta che una persona non risponde ai tuoi messaggi si tratta di ghosting. Ci sono segnali distintivi che lo rendono riconoscibile:

 * Silenzio persistente: Il ghosting è caratterizzato da un silenzio persistente, anche dopo diversi tentativi di contatto.

 * Assenza di spiegazioni: Anche se la persona dovesse riapparire (un fenomeno chiamato zombieing), non offrirà mai una vera spiegazione per la sua assenza.

 L'assenza è totale: Non solo non risponde ai messaggi, ma sparisce anche dai social media o non interagisce più in alcun modo.

In sintesi, il ghosting è un modo immaturo e crudele di gestire le relazioni. Sebbene possa sembrare la via più semplice per chi lo pratica, le conseguenze emotive per chi lo subisce sono spesso devastanti. È un promemoria dell'importanza della comunicazione, della trasparenza e del rispetto nelle interazioni umane, anche quando una relazione deve giungere al termine.

Domande:

E tu, hai mai fatto o subito ghosting? Qual è stata la tua esperienza e come l'hai gestita?

Credi che il ghosting sia solo un fenomeno digitale o che sia sempre esistito, con nomi diversi? Raccontaci il tuo pensiero nei commenti!

Secondo te, qual è il modo migliore per affrontare un ghosting e andare avanti?

mercoledì 6 agosto 2025

Chi Resta

Chi ti ama deve saper restare, anche quando la marea cambia.

Ma chi ti ama veramente? Non lo so.

Esiste l'amore? Sì, ma non quello di cui parlano tutti, quello che è sulla bocca di molti ma nel cuore di pochi.

Le persone che restano quando la marea cambia esistono, e a volte sono proprio quelle che non avresti mai pensato di incontrare. Sono quelle che escono dall'ombra e portano un po' di luce, quel filo di speranza. Pazientemente, restano anche nei momenti meno divertenti.

Penso che siano queste le persone che mi amano.

©️ Antonio Donato 𝐂𝐨𝐩𝐲𝐫𝐢𝐠𝐡𝐭 

Legge sulla proprietà intellettuale. n. 633 del 22.04.1941

domenica 6 luglio 2025

Non toccare i 50 special

Non toccare chi ha più di cinquant’anni. Sul serio.
Non sono solo un’altra generazione: sono veri sopravvissuti.
Duri come pane raffermo, rapidi come la ciabatta di una nonna arrabbiata —
quella che volava con precisione chirurgica.

A cinque anni capivano l’umore della madre dal rumore del coperchio sulla pentola.
A sette, avevano già le chiavi di casa e le istruzioni:
«C’è da mangiare in frigo. Scaldalo, ma non rovesciare niente.»

A nove preparavano la pastina per i fratelli.
A dieci sapevano chiudere il rubinetto dell’acqua e scappare dal cane del vicino con un secchio in testa.
Stavano fuori tutto il giorno, senza cellulare,
con un programma preciso: sbarra, campo, bicicletta, rientro a casa quando faceva buio.
Le ginocchia, coperte di croste e cicatrici, erano una mappa vivente delle loro avventure.

E sono sopravvissuti.
Le sbucciature si curavano con la saliva o con una foglia di piantaggine.
E quando si lamentavano, la risposta era:
«Se non c’è sangue, non è niente.»

Mangiavano pane e zucchero, oppure pane e olio.
Bevevano dal tubo dell’acqua del giardino —
un sistema immunitario che oggi farebbe scuola —
e se avevano allergie, nessuno ci badava.

Sanno come togliere le macchie di erba, di sugo, di biro o di ruggine,
perché “non si usciva di casa vestiti male”, neanche per andare a giocare.

E poi… hanno visto e vissuto cose che oggi sembrano preistoria:
– la radio col manopolone,
– la TV in bianco e nero,
– il giradischi con i vinili,
– il mangianastri, le cassette,
– il walkman e i CD…
e oggi ascoltano migliaia di canzoni dallo smartphone,
ma rimpiangono il suono della cassetta che frusciava e si riavvolgeva con una penna.

Con la patente appena presa attraversavano l’Italia con la 127,
senza aria condizionata, senza hotel, senza navigatore.
Solo una cartina stradale dell’ACI e un panino avvolto nella stagnola.
Eppure arrivavano sempre a destinazione.
Senza Google Translate. Con un sorriso e due parole in dialetto.

Sono l’ultima generazione cresciuta senza internet,
senza powerbank,
senza ansia da “batteria al 2%”.
Si ricordano il telefono a disco nel corridoio,
i quaderni di ricette scritte a mano,
e i compleanni segnati sul calendario della cucina.

Loro:
– aggiustano tutto con lo scotch, una graffetta o una molletta,
– avevano un solo canale TV (poi due), e non si annoiavano,
– “sfogliavano” l’elenco telefonico, non le notifiche,
– e una chiamata persa voleva dire solo: “Ti ho pensato.”

Sono diversi.
Hanno una specie di “amianto emotivo”,
un sistema immunitario forgiato tra freddo, strada e poco zucchero,
e riflessi da ninja metropolitano.

Non stuzzicare un cinquantenne o un sessantenne.
Ha visto più cose di te, ha vissuto più in profondità.
E in tasca ha ancora una caramella alla menta
rimasta lì “per ogni evenienza”.

È sopravvissuto a un’infanzia senza seggiolino, senza casco, senza crema solare.
Alla scuola senza LIM, senza computer, con il sussidiario in cartella.
Alla giovinezza senza social, senza filtri, senza selfie.

Non cerca risposte su Google: si fida del suo istinto.
E ha più ricordi di quanti tu abbia foto nel cloud.
©️ Antonio Donato 𝐂𝐨𝐩𝐲𝐫𝐢𝐠𝐡𝐭 
Legge sulla proprietà intellettuale. n. 633 del 22.04.1941

venerdì 27 giugno 2025

Censura è chiusura

 Vi siete inventati il fluid gender e, di conseguenza, l'omofobia.

Io vengo dalla generazione che ascoltava e amava David Bowie, Lou Read e non si è mai posta il problema di che preferenze sessuali avessero, fregava niente, anzi, contenti loro e, in qualche caso, beati loro , Elton John e Freddy Mercury, George Michael .

Siamo anche la generazione che amava i Led Zeppelin o i Deep Purple o Neil Young o gli Eagles, senza porsi il problema dei testi che oggi sarebbero giudicati sessisti.

Quando arrivò Boy George non ci chiedemmo se gli piacesse il maschio, la femmina o tutti e due, ci godemmo semplicemente la sua musica e quando Jimmy Sommerville ci raccontò la sua storia di ragazzo di una piccola città, ci commuovemmo e cantammo insieme a lui. 

E non c'erano leggi a costringerci a essere solidali o quantomeno partecipi.

Non c'erano minacciose commissioni o attenti guardiani a censurarci.

Anzi.

Vorrei capire che è successo nel frattempo, perché secondo me tutti questi censori hanno l'unico effetto di creare quello che censurano, di generarlo per reazione.

Secondo me eravamo tanto più avanti senza imposizioni, perché le imposizioni, si sa, spesso generano l'effetto contrario.

Riflessioni di A❌EL

 Poesia protetta dai diritti d'autore. Pubblicata ai sensi della Legge 22 aprile 1941 n. 633 e sue modificazioni. Ne è vietata qualsiasi riproduzione, totale o parziale, nonché qualsiasi utilizzazione in qualunque forma, senza l'autorizzazione dell'Autore.

La Matrice

"Credi di aver capito Matrix? Allora non l'hai capito."

Molti l’hanno visto. Alcuni si sono emozionati. Altri hanno gridato alla profezia.
Ma pochissimi hanno compreso. Perché credere non è sapere. E sapere non è ancora comprendere.
Matrix non parla di macchine.
Non parla neppure del sistema.
Parla di Te.

Non del piccolo "io", non del nome, del cognome, della maschera che indossi ogni mattina.
Parla del Sé.
Dell’unico vero Osservatore.
Quello che crea ciò che osserva.
La Coscienza.
Il Campo.

La grande illusione è stata credere che il film parlasse di combattere il potere.
Governanti, multinazionali, élite.
Ma non c’è nessun potere là fuori.
Perché non c’è nessun "là fuori".
È tutto un dentro.

Il Risveglio non è una rivoluzione.
È un disinnesco.
Non si conquista la libertà distruggendo la prigione.
Perché la prigione è fatta di pensieri. Di frequenze.
È un costrutto mentale.
E chi l’ha costruita... sei tu.

Matrix ci dice, in silenzio, ciò che pochi vogliono sentire:
La realtà è un ologramma.
Un sogno frattale della mente.
Un’onda che si fa particella solo quando tu la guardi.

E allora cambia l’Osservatore.
Smetti di identificarti col corpo, col tempo, con la tua piccola storia.
E cambia anche il film.

Il portale non è nel muro.
È nella tua percezione.

La libertà non è ribellarsi.
È riconoscersi.
È vedere che non c’è nessun nemico, se non l’ignoranza di ciò che sei.

E cosa sei?
Tu sei la Sorgente.
L’inizio e la fine del Campo.
Il Campo stesso.

Ma attento.
Perché la Matrix è un sistema intelligente.
Ha previsto anche questo.
E ti ha dato l’illusione del risveglio.
Ti ha fatto credere che bastasse ingoiare la pillola rossa.
Ma quella pillola… è solo un altro codice.
Dentro un altro codice.

E tutto questo… è perfetto.
Perché la Matrix non vuole impedirti di svegliarti.

Vuole solo che tu credi di averlo già fatto.

 ©️ Antonio Donato 𝐂𝐨𝐩𝐲𝐫𝐢𝐠𝐡𝐭 

Legge sulla proprietà intellettuale. n. 633 del 22.04.1941

mercoledì 25 giugno 2025

La Mia Melodia, il Tuo Sguardo

"L'amore, come una lacrima,
nasce dagli occhi
e cade sul cuore.
Quanta forza occorre
per tenere
una persona nel cuore
e non cercarla,
non cercare di spiegarsi, non rincorrere.
Il silenzio, l'indifferenza sarà il confine;
l'assenza, la dignità.
Oggi il mondo intero vedrà
che sei incatenato dentro uno specchio,
ed è troppo presto per conoscere il domani.
Non sai mai come andrà, chi può dirlo?
Ho bisogno di tempo
per riposare la mente.
Dovrei farlo, sì, quindi potrei anche farlo... ma anche no!
Qual è la storia? Come inizia?
Un pomeriggio soleggiato,
cammino al suono della mia melodia preferita.
Quando incrociamo gli sguardi,
occhi che ammiccano e sorrisi che si cercano tra la gente.
Ed è all'improvviso che ti accorgi:
che tutti i tuoi sogni si realizzano."



Poesia protetta dai diritti d'autore. Pubblicata ai sensi della Legge 22 aprile 1941 n. 633 e sue modificazioni. Ne è vietata qualsiasi riproduzione, totale o parziale, nonché qualsiasi utilizzazione in qualunque forma, senza l'autorizzazione dell'Autore.

L'odore di Te addosso

Vorrei tirarti dentro un silenzio
che non capisco nemmeno io.
Quanto corre veloce il tempo
Indossando la distanza
Ho chiesto indulgenza,
solo per raggiungerti,per respirarti
l’odore addosso della notte.
Per sedermi accanto e non dire nulla.
E farlo bastare.
L'eco dei nostri momenti 
nelle notti di giugno 
mi riportano nella valle dei sogni 
Vengo risucchiato dai tuoi occhi Verdemare in un turbine di 
Baci dati nell'ombra di un sogno
Brezza di Stelle che delicata,
come neve fresca,
sfiora come dita sulla pelle di pesca 
L'impronta dell'alba traccia il confine,
sulla soglia tra sogno e risveglio di realtà nella valle dei sogni.
Ho smesso di scappare 
incontrandoti 
Sfiorando i tuoi silenzi,avvolti di seta preziosa.
Con le mani che tremano e tutto il resto
senza niente da dire e con tutto da perdere.
Non perché sei qui.
Ma perché potresti sparire al risveglio 
E il sogno, ha smesso di fingere.


 Poesia protetta dai diritti d'autore. Pubblicata ai sensi della Legge 22 aprile 1941 n. 633 e sue modificazioni. Ne è vietata qualsiasi riproduzione, totale o parziale, nonché qualsiasi utilizzazione in qualunque forma, senza l'autorizzazione dell'Autore.

domenica 22 giugno 2025

Brezza di Stelle

Sdraiato sul divano scarico veleni e dolori amari,
un altro sorso, ancora un tiro e poi:
Sono al cancello, la soglia divide
Sogni e Realtà.
Le rose sospirano e il tuo profumo si diffonde.
Solamente tu ed io, sotto un cielo estivo, una brezza di stelle sfiora gli alberi.
Stammi vicino, tienimi per mano in questa notte di giugno,
andiamo in giro fino all’alba nella valle dei sogni d’amore.
Foto ricordo prendono forma e mi riportano
in una dimensione diversa dalla nostra,
un concatenarsi di déjà vu dei momenti più belli,
i nostri momenti.
L'affiatamento, l'unione e il confronto
quando non si è d'accordo,
e poi fare la pace
con l'ardore più intenso dell'amore.
Di baci e graffi sulla schiena.
L'unione di anime e corpi che all'unisono
sussurrano e respirano
Amore.
Tutt'uno,
solo tuo, solo mia.
Cala negli occhi verdemare il sole
abbracciato da un tramonto rosso,
va dissolvendosi.
Salto come un matto,
sorge il sole.
Sto tra veglia e sogno
e non ricordo più nulla di quel che ho detto.


 Poesia protetta dai diritti d'autore. Pubblicata ai sensi della Legge 22 aprile 1941 n. 633 e sue modificazioni. Ne è vietata qualsiasi riproduzione, totale o parziale, nonché qualsiasi utilizzazione in qualunque forma, senza l'autorizzazione dell'Autore.

 

Un Loop nel cielo


Ci sono momenti che mi afferrano e non mi fanno dormire,
Persone che incontri e poi restano per sempre,
lasciandoci un segno evidente.
Non mi preoccupo,
non ho più niente da perdere ormai.
Va tutto bene, anche se non è vero.
Troverò un po' di pace oggi, solo pensando a te;
dimentico i giorni in cui resto solo, dentro e fuori di me.
Ma cos'è questo? Non so come si torna indietro,
qui, bloccato in un loop.
I tuoi occhi tagliano il silenzio e mi piace,
mi danno pace sentirmi libero come una nuvola
che si riflette nei tuoi occhi verde mare.
Viaggiare e abbracciarti nella tua città,
parlare di noi, avvolto nell'abbraccio di un tramonto rosso,
davanti al sorriso più bello che c'è.
Le stelle brillano questa notte, 
la loro luce mi fa sognare
Amore mio, 
sai che i tuoi occhi sono come stelle 
che mandano luce, quando non ci sei.
Momenti che mi lasciano
sospeso in alto, dove le nuvole seguono
la notte, spinte verso la pioggia.
Emozioni che lasciano segni evidenti
e poi restano per sempre.

 Poesia protetta dai diritti d'autore. Pubblicata ai sensi della Legge 22 aprile 1941 n. 633 e sue modificazioni. Ne è vietata qualsiasi riproduzione, totale o parziale, nonché qualsiasi utilizzazione in qualunque forma, senza l'autorizzazione dell'Autore.

giovedì 19 giugno 2025

Trainspotting T2 2017

“Scegli biancheria intima firmata, nella vana speranza di dare una botta di linfa vitale a una relazione defunta. Scegli le borse, scegli le scarpe con i tacchi, cachemire e la seta, così sentirai quello che spacciano per felicità. Scegli un iPhone fatto in Cina da una donna che si è buttata dalla finestra, e mettilo nella tasca della giacca, fresca di una fabbrica di schiavi del sud-est asiatico. Scegli Facebook, Twitter, Snapchat, Instagram e mille altri modi per vomitare la tua bile contro persona mai incontrate. Scegli di aggiornare il tuo profilo, di al mondo cos’hai mangiato a colazione e spera che a qualcuno da qualche parte freghi qualcosa. Scegli di cercare vecchie fiamme, augurandoti caldamente di non essere inguardabile come loro. Scegli di scrivere un live blog dalla prima sega fino all’ultimo respiro, l’interazione umana ridotta a niente più che dati. Scegli 10 cose sconosciute sulle celebrità che hanno fatto la plastica. Scegli di strepitare sull’aborto, scegli battute sullo stupro, di sputtanare, il porno per vendetta e un’ondata infinita di deprimente misoginia. Scegli che l’11 settembre non è mai successo e semmai che sono stati gli ebrei, scegli un contratto a 0 ore, un viaggio casa lavoro di 2 ore, e scegli lo stesso per i tuoi figli ma peggio, e magari di a te stesso che era meglio se non nascevano. E poi sdraiati, e soffoca il dolore con una dose sconosciuta di una droga sconosciuta fatta in una qualche fottuta cucina. Scegli le speranze non realizzate, desiderando di aver agito diversamente. Scegli di non imparare mai dai tuoi errori. Scegli di osservare la storia che si ripete. Scegli di riconciliarti lentamente con quello che puoi ottenere, invece di quello che hai sempre sperato. Accontentati di avere meno e fai buon viso a cattiva sorte. Scegli la delusione, scegli di perdere le persone care e quando spariscono dalla vista un pezzo di te muore con loro, finché non vedrai che un giorno, nel futuro, una per volta saranno sparite tutte e di te non rimarrà niente né di vivo né di morto. Scegli il futuro. Scegli la vita!”

Quel che resta del passato

"In giovinezza giunse l'amore e, nel mio
cuore, ardeva una fiamma.
Una fiamma che un giorno tremò e si
spense.
Nei miei occhi disillusi e nel profondo
dell'anima, so che gli anni mi hanno
cambiato, e non credo in meglio.
Tu riuscivi a tirar fuori il meglio di me.
Capelli rossi e labbra di rosa non mi
abbracciano e non mi baciano più, e i tuoi
occhi color verde mare, amore, non mi
portano lontano.
Ora è buio tutt'intorno.
Sprofondo in un abisso senza reagire
Mi vedo ora a bere e fumare, senza
pensare al domani, indifferente, e mi
chiedo: è tutto ciò che voglio davvero?
Siamo come diamanti che brillano solo se
una luce li sfiora: quella luce che
emanavano i tuoi occhi verde mare...
Col tempo ho imparato che uno sciocco
innamorato diventa saggio a sue spese
emozionali.
Mi manca l'amore che ho perso tanto
tempo fa.
E quando nessuno è vicino, piango in quei
mattini imbevuti di foschia.
Mi manca il cuore, quello che ho perso
tanto tempo fa in un mattino d'inverno che
ha trasformato la mia vita in un inferno."

 Poesia protetta dai diritti d'autore. Pubblicata ai sensi della Legge 22 aprile 1941 n. 633 e sue modificazioni. Ne è vietata qualsiasi riproduzione, totale o parziale, nonché qualsiasi utilizzazione in qualunque forma, senza l'autorizzazione dell'Autore.

mercoledì 18 giugno 2025

l'assenza

Ti regalo l'assenza.
Ti ho dato tutto ciò che avevo tra le mani,
e anche quello che non avevo.
Ti ho regalato il mio tempo,
quel tempo che fatico a dare 
persino alle persone che amo.
Ti ho donato il mio affetto più sincero,
la mia attenzione, la mia cura, 
il mio interesse.
Ma nulla di tutto questo 
ti ha mai davvero importato.
Oggi ti faccio l’ultimo regalo,
l’unico che mi è rimasto da offrirti:
“la mia assenza.”
Puoi tenerla, oppure ignorarla,
anche se so che come tutto il resto,
neppure questa la noterai davvero…

 Poesia protetta dai diritti d'autore. Pubblicata ai sensi della Legge 22 aprile 1941 n. 633 e sue modificazioni. Ne è vietata qualsiasi riproduzione, totale o parziale, nonché qualsiasi utilizzazione in qualunque forma, senza l'autorizzazione dell'Autore.

Ho conosciuto un altro

Ho conosciuto un altro...
Una frase.
Solo quattro parole.
Eppure bastano per distruggerti.
Lo dice con calma,
come se stesse leggendo l'oroscopo.
Come se non sapesse cosa significa
per te.
Ma ormai non ha importanza, non importa cosa provi.
Tu resti zitto,
perché qualsiasi cosa diresti non cambierebbe nulla.
Lo capisci dal tono: ha già preso la decisione.
Senti il gelo dentro: non urli, non piangi.
Il dolore vero non fa rumore,
si nasconde nei silenzi.
Quella sera ti guardi allo specchio
e ti chiedi:
"Cosa ha in più di me?"
Ma sai già che non troverai la risposta lì.
Lo fai lo stesso, come se fosse un rito.
La mente inizia a impazzire.
Rivivi ogni momento,
ogni segnale ignorato,
ogni volta che l'hai sentita distante...
e hai fatto finta di niente.
Ti sembra di capire tutto,
ma ormai è troppo tardi.
Cerchi una colpa, un errore,
un motivo.
Ma non sempre c'è una spiegazione.
A volte l'amore finisce
senza fare rumore.
Semplicemente... svanisce.
Ti senti vuoto,
come se ti avessero strappato
qualcosa.
E forse è così:
ti hanno tolto un futuro che stavi
già immaginando di vivere.
Ma quel dolore... serve.
Perché, davvero, da lì inizi a capire chi sei,
non chi eri per quella persona.
Chi sei per te stesso.
E vale cento volte di più.
"Ho conosciuto un altro" non è la tua fine.
È solo l'inizio di qualcosa di nuovo:
più duro, più vero, più tuo.
Ma devi accettare che quello che hai vissuto non tornerà mai più.
Chi ti ha ferito, crede di averla passata liscia.
Ma la vita ha un'abitudine curiosa: prima o poi ti presenta il conto.

 Poesia protetta dai diritti d'autore. Pubblicata ai sensi della Legge 22 aprile 1941 n. 633 e sue modificazioni. Ne è vietata qualsiasi riproduzione, totale o parziale, nonché qualsiasi utilizzazione in qualunque forma, senza l'autorizzazione dell'Autore.

martedì 17 giugno 2025

Non è come nei film.

Guarire da un Amore è strano...
Non cè un momento preciso in cui
tutto smette di fare male.
Non è come nei film...
Forse ci sara, ma tu non sai quando.
E un processo lento. Silenzioso. Confuso.
Quando riesci ad alzarti dal letto con il piacere di rialzarsi e senti di meritarti un applauso,solo perché a volte sei stato bravo a non far vedere a nessuno lo sforzo che hai fatto solo per respirare per sembrare normale.
Aver trovato un punto fermo nel caos.
A volte ti convinci di stare
meglio, d'aver trovato il motivo per non scrivergli,
Ma poi succede che: vedi una foto, senti una canzone
E torni indietro nel tempo e come se tutto il dolore fosse ancora lì, in agguato.
Ma poi, qualcosa cambia, anche se non te ne accorgi subito.
Ridi un po di più, ricomincia a piacerti il tuo riflesso,non è felicità, ma è un inizio.
Guarire da un amore è
strano, sì.
Non succede in un giorno.
Succede mentre vivi.
E un giorno ti accorgi che non fa
più così male.
E sorridi.
Senza pensarci.
Sei di nuovo tu che ritrovi te stesso e sei più cauto a non perderti
nel mondo delle relazioni.

 Poesia protetta dai diritti d'autore. Pubblicata ai sensi della Legge 22 aprile 1941 n. 633 e sue modificazioni. Ne è vietata qualsiasi riproduzione, totale o parziale, nonché qualsiasi utilizzazione in qualunque forma, senza l'autorizzazione dell'Autore.

lunedì 16 giugno 2025

L'amore che resta

Tutto cambia:

stagioni, abitudini,

strade.

Ma tu, rimani, e non so spiegarlo.

Sei il sentimento che resiste al tempo,

e non è un caso se i tuoi occhi Verdemare

restano alla polvere dei giorni.

Sguardi che attraversano gli anni

senza mai perdere luce.

Come le parole dette, che non smettono di vibrare.

Quel nodo in gola

che lega il cuore 

a ciò che conta, davvero.

Sei il sentimento che resiste, nonostante distanza, dimenticanza, indifferenza, alla polvere degli anni: non è un caso.

Credimi.

È verità.

È Amore.


 Poesia protetta dai diritti d'autore. Pubblicata ai sensi della Legge 22 aprile 1941 n. 633 e sue modificazioni. Ne è vietata qualsiasi riproduzione, totale o parziale, nonché qualsiasi utilizzazione in qualunque forma, senza l'autorizzazione dell'Autore.


 

giovedì 12 giugno 2025

Déjà vu, come allora

Senza preavviso
succede, senza rumore, come un déjà vu.
Una strada riconosce il passo,
il profumo del pane caldo
portato fin sotto casa tua.
È come se il tempo ti voltasse il viso all’improvviso.
Le dita cercano monete leggere
in fondo alle tasche;
un chewing gum che incolla.
Il respiro inciampa dove un tempo
restavamo a parlare –
sai, il cancello cigola ancora.
Un sorriso emerge da solo, senza motivo,
solo perché qualcosa è rimasta uguale.
Gesti che non hanno mai smesso di essere,
anche se li guardi con occhi nuovi, non estranei.
Restano sotto la pelle,
frammenti che il corpo non sa dimenticare.
Lascio che l'emozione mi attraversi,
come il vento dalla finestra socchiusa
porta un profumo di dolcezza,
quel sapore di dita unte di caramelle.
Non è ancora estate,
ma qualcosa, dentro, lo è già.
E accarezza i tuoi ricordi.
Il respiro trattenuto prima di dire ciò che non so spiegare.
Ti fermi.
Un attimo appena, e ti accorgi di quanto pesa il tempo.
Non consola,
non ferisce.
Resta.
Il contare piano, quando qualcosa fa paura.

 Poesia protetta dai diritti d'autore. Pubblicata ai sensi della Legge 22 aprile 1941 n. 633 e sue modificazioni. Ne è vietata qualsiasi riproduzione, totale o parziale, nonché qualsiasi utilizzazione in qualunque forma, senza l'autorizzazione dell'Autore.


Sempre lì

Ho dimenticato il tempo passato
quanti anni non ti vedo.
In fondo, non conta.
Nemmeno quanto sei lontana ha
importanza.
Tu sei nel posto esatto
dove sei stata, sempre
Sei lì, nascosta da tutto,
dove c'è spazio solo per te,
nell'unico luogo possibile che può rendermi felice:
il mio luogo di bellezza.
Il mio posto raro
Sei tu,
quell'angolo di cuore che dà luce alla
memoria.
Prezioso e raro,
come un tesoro maledetto

 Poesia protetta dai diritti d'autore. Pubblicata ai sensi della Legge 22 aprile 1941 n. 633 e sue modificazioni. Ne è vietata qualsiasi riproduzione, totale o parziale, nonché qualsiasi utilizzazione in qualunque forma, senza l'autorizzazione dell'Autore.

Nei miei occhi

Tu. Sempre.
Dentro i miei occhi.
Mi manchi, e mi sembra d'impazzire
a vederti riflessa
ovunque poso lo sguardo.
Sento il battito del cuore scandire il tuo nome.
Respiro il tuo odore,
trattenendo il fiato
per non lasciarti più uscire.
Sei dentro, e non mi basti.
Vorrei dirti ciò che provo
senza sentirmi stupido, nudo e vulnerabile.
Ti ho amato al primo sguardo,
e da quell'istante
ho provato il sapore della perdita,
la sensazione di un qualcosa
che non sarebbe andato fino in fondo.
Ti amo come quelle giornate pazzesche che stanno per finire.
Quelle in cui piangi guardando il tramonto.
Quelle in cui, abbracciati a guardare il cielo e le stelle,
pensi che una notte così bella non potrà tornare.
Quelle che non dovrebbero giungere all'alba.
Anche se l'alba poi arriverà e ti porterà via come un sogno.

 Poesia protetta dai diritti d'autore. Pubblicata ai sensi della Legge 22 aprile 1941 n. 633 e sue modificazioni. Ne è vietata qualsiasi riproduzione, totale o parziale, nonché qualsiasi utilizzazione in qualunque forma, senza l'autorizzazione dell'Autore.

mercoledì 11 giugno 2025

Memorie Indelebili

Forse è vero: il tempo cura.
Ma ritrovando una foto,
ritorno in quel posto, al profumo che avevi,
al sapore del rossetto.
Ricordo, e mi sembra di riascoltare
una canzone che mettevi spesso,
o qualsiasi cosa il ricordo riporti a
quel'emozione.
Mi rendo conto che quel tempo
si è fermato e che non era abbastanza.
Cio che hai perso, e ancora mi manca
non si può sostituire.
Non serve a niente ignorare
stordirsi o soffocare
una ferita che si riapre.
Sembro un sasso lanciato in uno stagno
che rimbalza per non affondare,
che vorrebbe essere custodito
piuttosto che dimenticato.


 Poesia protetta dai diritti d'autore. Pubblicata ai sensi della Legge 22 aprile 1941 n. 633 e sue modificazioni. Ne è vietata qualsiasi riproduzione, totale o parziale, nonché qualsiasi utilizzazione in qualunque forma, senza l'autorizzazione dell'Autore.

martedì 10 giugno 2025

Nuvole e Mare

"Sei il mio 'niente' quando,
assorto, mi chiedono a cosa penso
Le cose belle della vita,
accadono perché si sceglie
di seguire il cuore,
Era bella fuori, come tante al mondo
tutti potevano guardarla,
ma non per me.
Lei era unica,
era magia dentro, e solo io
potevo sentirla.
Magia che, da quando sei andata via
con tante scuse e un solo motivo
è svanita.
Eri una nuvola di passaggio nel mio cielo,
e ho creduto che fossi il Sole
Credevo d'aver trovato il significato del
Mare
guardando i tuoi occhi,
e invece erano solo gocce.

Ripetermi d'imparare a lasciar andare,
ma non ci riesco.
Ho imparato che tu non sei l'amore,
forse non lo sei mai stata;
è stato un bene che te ne sia andata.
Il tuo ghosting non funziona con me,
non mi interessa se non parleremo mai più.
L'amore è imparare a tenere,
riparare, amare e non andar via
quando qualcosa si complica.
Come hai fatto tu.
Dopo tutto, c'è sempre
una buona ragione per sorridere,
un abbraccio da aspettare
un cielo per volare.
iI silenzio
quieta i miei pensieri
e nel buio tempestoso pacifica il mio cuore.
Ritrovo la magia improvvisa
e tu non ci sei più,
come cera ai margini di una candela che si
spegne.
Svanisce il fumo come un fantasma."
Sei l'occasione per scrivere la mia storia.

 Poesia protetta dai diritti d'autore. Pubblicata ai sensi della Legge 22 aprile 1941 n. 633 e sue modificazioni. Ne è vietata qualsiasi riproduzione, totale o parziale, nonché qualsiasi utilizzazione in qualunque forma, senza l'autorizzazione dell'Autore.

Strade di Roma

Un cielo pesante e plumbeo, si stendeva,
squarciato da lampi e tuoni assordanti.
Una pioggia battente cadeva sulle strade,
trasformando ogni angolo della città,
in un riflesso distorto della disperazione più cruda. 
Le gocce implacabili mi colpivano,
ognuna un promemoria che si mescolava
alle lacrime.
In mezzo al caos di un incrocio allagato
con i clacson che riecheggiavano
assordanti, 
sentivo il frastuono di un destino crudele. 
Hai mai camminato per le
strade di Roma sotto un acquazzone? 
Molti ci trovano un certo romanticismo. 
Ma li, sotto quella bomba d'acqua, 
trovai riparo alla fermata del bus. 
Tremavo e piangevo
poi urlai più forte che potevo. 
Sfinito, mi accasciai e, in una pozzanghera, 
guardai il mio riflesso, senza riconoscermi.

 Poesia protetta dai diritti d'autore. Pubblicata ai sensi della Legge 22 aprile 1941 n. 633 e sue modificazioni. Ne è vietata qualsiasi riproduzione, totale o parziale, nonché qualsiasi utilizzazione in qualunque forma, senza l'autorizzazione dell'Autore.

lunedì 9 giugno 2025

Ultima risposta

In te riposi ogni cosa, l'intero mio mondo,
ogni desiderio, ogni frammento di me.
Eri la porta aperta, lo sguardo dentro
l'anima.
Pensavo sarebbe durata.
Ma mi sbagliavo.
Nell'abbraccio, un'ombra estranea
danzava,
e alle mie parole, un eco sordo rispondeva
Eri un suono lontano, un sibilo per un altro
orecchio.
Mi fidavo, non volevo crederci,
ma l'anima mia già lo sapeva.
Il tuo gioco, una pedina usata,
mentre un altro varcava la tua soglia,
frantumando il mio cuore di vetro
Hai ucciso un amore che era cosi forte.
Ti ho dato tutto l'amore che avevo .
Ora che è finita, solo un vuoto brucia,
un'eco assente della tua anima.
Esisto ancora per te? Forse no.
Sei andata via, senza rimpianti, senza
rancore.
Giusto o sbagliato, l'indifferenza
è stata la tua ultima, crudele risposta

 Poesia protetta dai diritti d'autore. Pubblicata ai sensi della Legge 22 aprile 1941 n. 633 e sue modificazioni. Ne è vietata qualsiasi riproduzione, totale o parziale, nonché qualsiasi utilizzazione in qualunque forma, senza l'autorizzazione dell'Autore.

Respiro dell'Eclissi

Respiro tramonti,
masticando albe infuocate
che sulla carne bruciano.
Ascolto il canto,
un lamento di vedova danza
risuona da santuari d'odio
dietro porte socchiuse.
Con le mani
legate all'ombra
del passato
L'amore svuotato
in un'eclissi d'intrecci.
Invano cerchi nel domani
le risposte del tempo che fu.
Il presente è un attimo,
un eco di tempo perduto
che svanisce nel nulla.
Perso per sempre.

 Poesia protetta dai diritti d'autore. Pubblicata ai sensi della Legge 22 aprile 1941 n. 633 e sue modificazioni. Ne è vietata qualsiasi riproduzione, totale o parziale, nonché qualsiasi utilizzazione in qualunque forma, senza l'autorizzazione dell'Autore.

domenica 8 giugno 2025

Brancolando nel Sogno

Un equilibrista squilibrato,
un acrobata in bilico
sul filo della vita.
Brancolo, come un Clochard,
tra i rifiuti di un'esistenza dispersa
lontana da me.
Racconto storie vissute,
emozioni indossate, non provate
Storie che baratterei,
senza batter ciglio,
qui, sul ciglio della follia,
pur di scacciare
un disordine che fruga sempre più a fondo.
Ricordi-teppisti assalgono la fragilità.
Trascinato in un vortice
senza appigli,
affondo per riemergere
da un incubo travestito da sogno.
L'amore, che dovrebbe esser forza,
diventa punto debole
Bisogna essere bravi
per tirar fuori tutta la dolcezza che è in te.
Allora, chi meglio di un Demone
camuffato da Angelo
Quando il DIAVOLO
Continua a chiederti di 
guardare al passato ,
c'è qualcosa nel futuro 
che non vuole tu veda.
gioca, tra sogno e veglia?
Credimi, avrei fatto a meno
di trovarmi qui, sul ciglio della follia.

 Poesia protetta dai diritti d'autore. Pubblicata ai sensi della Legge 22 aprile 1941 n. 633 e sue modificazioni. Ne è vietata qualsiasi riproduzione, totale o parziale, nonché qualsiasi utilizzazione in qualunque forma, senza l'autorizzazione dell'Autore.

sabato 7 giugno 2025

Cos'è l'Amore

Non so dirlo.
Ma ti dirò dove l'ho visto.
Dove I'ho sentito.
Dove I'ho perso
L'amore è
quando lei è di spalle,
allo specchio a truccarsi,
e stringendola in un abbraccio
le porgo un bouquet di fiori.
Guardare la sorpresa emergere sul viso,
e l'alta marea riempire
i suoi occhi verdemare.
Con la grazia di una Dea
si gira e mi stringe
in un abbraccio teneramente forte,
e baci che si scambiano
come le onde fanno con la spiaggia.
L'amore è
quando si veste per non farsi notare,
furtiva mi guarda,
e s'accorge che la guardo sempre
con gli stessi occhi,
innamorati più di ieri,
e meno di domani.
Anche quando non si sopporta
L'amore è accorgerti che non ha messo il
trucco e scoprire che è più bella.
È stare zitto, perché non vuole sentirlo
allora glielo dico dopo,
quando ride senza pensarci,
che così, distratta,
è bellissima anche se
non vuole farsi notare.
E sì, fa male.
Ti fa entrare e uscire, senza mai davvero
aprirti la porta,
Ti tiene lì,
in quel mezzo spazio
dove non sai
se sei un amore, o un rifugio.
Ed è proprio lì che l'hai amata.
L'amore è questo
Non lo sai spiegare
Lo sai solo quando ci sei dentro
e non riesci ad andartene.
Anche se potresti.
Anche se dovresti.
Anche se fa male.
E se un giorno me lo chiederanno di
nuovo,
cos'è davvero l'amore
forse non saprò rispondere.
Guarderò lei
mentre si sistema i capelli,
senza sapere
che la sto guardando.

 Poesia protetta dai diritti d'autore. Pubblicata ai sensi della Legge 22 aprile 1941 n. 633 e sue modificazioni. Ne è vietata qualsiasi riproduzione, totale o parziale, nonché qualsiasi utilizzazione in qualunque forma, senza l'autorizzazione dell'Autore.

Eco di Te

Sono stanco.
Non c'è più linfa nelle foglie.
Il meglio di me si è spento in sogni
maledetti.
Stava con me, anche se non c'era.
Si aggirava per casa,
un fantasma che scompare
e riappare
Flashback nella mente, negli occhi,
nel cuore, intermittenti come luci a
Natale.
Dormiva con me, me ne accorgevo dal
profumo nell'aria,
con lei mi svegliavo al mattino
Ascoltavo il suono del mare, guardando i
suoi occhi.
Emergono ricordi lontani,
che mai si estinguono:
le anime si ritrovavano unite.
Gocce dello stesso cielo cadono
e si fondono col mare.
Danzano,
la danza degli inseparabili.
In una fortezza di ricordi,
invento rebus di frasi e parole d'amore
che parlano di te;
tremule, dal cuore le trascino come
pietre.
Loro mi tengono lontano da tutti,
lontano dalla pazzia, dal suicidio.

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